Lettera al donatore, commovente fino alle lacrime, di una studentessa americana che ha assistito ad un prelievo d'organi.

Caro Jordan,

sono una studentessa di medicina che fa tirocinio con l'equipe di chirurgia toracica.

La notte che sei morto è successa una delle esperienze più incredibili della mia vita. Quando ti hanno portato in barella in sala operatoria, la prima cosa che ho notato sono stati i tuoi lunghi, lisci capelli neri incollati alla fronte. Le coperte avvolte intorno a te, sembravi un qualunque bambino dopo un intervento di poco conto.

Mani gentili ti hanno messo sul tavolo operatorio. Due infermiere si sono fatte avanti per toglierti le coperte e avvolgerti nei teli sterili, come avrebbero fatto per qualunque intervento chirurgico. Un altro studente si era preso cura di te in ospedale e ti è rimasto accanto in sala operatoria finché il prelievo degli organi non si è concluso.

I chirurghi hanno osservato un minuto di silenzio in tuo onore. Ho apprezzato moltissimo questa forma di rispetto nei tuoi confronti.

Nei momenti successivi l'attenzione si è rivolta ai tre riceventi che attendevano in tre diversi ospedali i tuoi doni salvavita.

Benché io abbia sempre sofferto di nausea durante le sedute al laboratorio di anatomia, il tuo corpo era bello, puro. Nonostante il grande rispetto verso di te, è stata dura vedere che ti aprivano, sapendo che non ti avrebbero rimesso insieme.

I chirurghi hanno isolato gli organi dai tessuti circostanti, il primo ad essere prelevato è stato il cuore. Portare il tuo cuore nella sua nuova dimora è stata una corsa contro il tempo: immobile, ha viaggiato in una semplice borsa frigorifera. Un momento surreale.

Altrove, un altro ragazzo aspettava sul tavolo operatorio con il suo cuore malato pronto a lasciarlo. Il chirurgo in attesa ha preso in mano il tuo cuore per collocarlo nella sua nuova sede. Il mio ha perso un battito mentre lo vedevo pulsare di nuovo.

Il momento migliore di quella notte è stato entrare nella sala d'attesa per comunicare ai familiari ansiosi che il figlio aveva un cuore nuovo e forte.

Jordan, penso spesso alla notte in cui ci incontrammo. Ho paura di potermi un giorno dimenticare il tuo nome. Lo ripeto a voce alta a me stessa per ricordarmi bene il suo suono.

Da quella notte, la più incredibile della mia vita sento l'obbligo di condividere con il mondo la tua storia, che sei stato trattato con dignità e rispetto e che il tuo dono vive nel corpo e nella vita di un altro bambino.

Sono grata ai tuoi genitori che hanno scelto di farti essere un donatore di organi.

Grazie, Jordan, con tutto il mio cuore.

Jennifer

Estratto dalla rivista Transplantation

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